Considerazioni del giorno 07 Gennaio 2025

La cultura monumentale รจ la memoria tangibile dell’umanitร , un dialogo silenzioso tra il passato e il presente che ci invita a riflettere sulle radici della nostra identitร . Ogni monumento racconta una storia: di conquiste, sogni e cadute, ma soprattutto di creativitร  e speranza. Preservare e valorizzare questi simboli non รจ solo un atto di rispetto per chi li ha costruiti, ma un dono alle generazioni future, affinchรฉ possano trovare ispirazione nella bellezza e nella conoscenza che essi custodiscono. Proteggere i monumenti significa onorare la memoria e costruire ponti tra epoche e culture, alimentando il senso di appartenenza a un mondo condiviso e ricco di diversitร .

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Nel panorama delle fondazioni greche d'Occidente, Cuma occupa un posto di assoluto rilievo  per la sua precocitร  e per la portata civilizzatrice che essa esercitรฒ sui territori italici e sul futuro stesso della cultura europea. Fondata intorno alla metร  dell’VIII secolo a.C. da coloni provenienti dall’isola di Eubea, in particolare da Calcide ed Eretria, Cuma rappresenta il primo insediamento stabile greco sulla terraferma italiana, successivo alla fondazione di Pithekoussai (oggi Ischia), considerata piรน propriamente un avamposto insulare. L’approdo sul promontorio vulcanico, strategicamente dominante il golfo di Napoli, permise ai coloni di insediarsi in un’area fertile, con accesso facilitato sia al mare sia alle rotte interne verso l’Appennino e il Latium vetus.

La tradizione storiografica antica, da Strabone a Dionigi di Alicarnasso, da Livio a Diodoro Siculo, restituisce un’immagine vivida dell’importanza di Cuma come snodo tra il mondo greco e quello italico. Strabone, nella sua Geografia (V, 4, 3), sottolinea come i coloni euboici avessero saputo sfruttare le condizioni geografiche favorevoli per creare una polis ben organizzata, dotata di un’acropoli fortificata, templi, un’agorร  e uno dei primi esempi di rete viaria urbana nel Mediterraneo occidentale. Ma l’influenza di Cuma non si esaurรฌ nel solo piano urbanistico: essa fu vettore di diffusione della lingua, dell’alfabeto, della religione e dei modelli socio-politici ellenici.

Tra gli apporti piรน duraturi della presenza cumana in Italia si annovera l’introduzione dell’alfabeto greco euboico, che, attraverso l’intermediazione etrusca, venne adottato e adattato dalle popolazioni italiche, dando origine all’alfabeto latino. Si tratta di un passaggio culturale di rilevanza epocale, che testimonia come la scrittura occidentale abbia le sue origini non in Roma, ma in un’area profondamente ellenizzata del Sud, in quella Campania felix che giร  nei secoli precedenti la romanizzazione costituiva un crocevia di saperi e contaminazioni.

Dal punto di vista religioso e mitologico, Cuma fu sede di uno dei santuari piรน celebri del mondo greco-romano: l’oracolo della Sibilla Cumana, figura sospesa tra mito e rito, che Virgilio rese immortale nel sesto libro dell’Eneide. Qui, secondo il poeta mantovano, Enea discende negli Inferi accompagnato dalla sacerdotessa ispirata dal dio Apollo. La grotta della Sibilla, struttura scavata nel tufo lunga circa centottanta metri, รจ tuttora visibile e costituisce una delle piรน suggestive testimonianze archeologiche dell’antichitร . La leggenda della Sibilla non รจ un mero racconto poetico: essa fu una figura realmente radicata nella religiositร  romana, come dimostra la storia dei Libri Sibillini, offerti secondo la tradizione al re Tarquinio il Superbo e conservati nel tempio di Giove Capitolino fino all’etร  tardo-repubblicana.

Cuma fu anche un attore politico rilevante. Giร  nel VI secolo a.C. era in grado di esercitare un controllo territoriale esteso su numerosi centri limitrofi, tra cui Baia, Miseno e Pozzuoli, e di contrastare le pressioni degli Etruschi e dei Sanniti. Il suo declino politico iniziรฒ nel V secolo a.C., con l’indebolimento militare e la crescente presenza di potenze locali, fino all’assorbimento nella sfera di influenza romana nel IV secolo a.C. Tuttavia, anche sotto Roma, Cuma conservรฒ un ruolo di prestigio: fu sede di cultura, di produzione artistica e di elaborazione religiosa, fino all’etร  imperiale.

Non va dimenticato, infine, il contributo cumano alla cultura del simposio, della musica e della viticoltura: in questa regione si diffuse precocemente la coltivazione della vite e la produzione del vino falerno, celebrato da Orazio e da Plinio come uno dei migliori dell’Impero. Il banchetto, l’uso delle coppe decorate, il culto di Dioniso, sono tutti elementi che testimoniano una grecizzazione profonda e duratura del vivere quotidiano in Campania.

Gli studi archeologici e storici su Cuma hanno avuto un impulso decisivo nel XX secolo, grazie agli scavi condotti dalla Scuola Francese di Roma e da istituzioni italiane. 

Cuma non รจ simbolo vivo della capacitร  del Meridione di essere culla di civiltร , crocevia di popoli, laboratorio di integrazione culturale. Nell’attuale dibattito sul valore del patrimonio storico del Sud Italia, il caso di Cuma rappresenta una testimonianza inconfutabile della centralitร  mediterranea del nostro Mezzogiorno, non come periferia dell’impero, ma come cuore pulsante delle sue origini.

Fonti antiche primarie

  • Strabone, Geographika, V, 4, 3 – descrizione della fondazione e posizione geografica di Cuma.

  • Dionigi di Alicarnasso, Antichitร  romane, VII-VIII – resoconto delle relazioni tra Cuma e il Lazio.

  • Virgilio, Eneide, Libro VI – descrizione della Sibilla Cumana e del viaggio di Enea nell’Oltretomba.

  • Livio, Ab Urbe Condita, VII, 2 – menzioni delle guerre tra Cuma e i popoli italici.

  • Diodoro Siculo, Bibliotheca historica – elementi sulla fondazione e storia di Cuma nel contesto della Magna Grecia.


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Collaborazioni

  • Castel Sant'Elmo - Napoli
  • Gallerie degli Uffizi di Firenze
  • Maschio Angioino - Comune di Napoli
  • Museo di Capodimonte - Napoli
  • Museo Filangieri di Napoli
  • Parco Archeologico dei Campi Flegrei
  • Parco Archeologico di Pompei
  • Parco Archeologico di Posillipo