๐๐ฅ ๐๐จ๐ซ๐ญ๐ฎ๐ฌ ๐๐ข ๐๐ฅ๐๐ฎ๐๐ข๐จ ๐ ๐ข๐ฅ ๐๐จ๐ซ๐ญ๐จ ๐๐ข ๐๐ซ๐๐ข๐๐ง๐จ: ๐ข๐ง๐ ๐๐ ๐ง๐๐ซ๐ข๐ ๐ข๐ฆ๐ฉ๐๐ซ๐ข๐๐ฅ๐ ๐ ๐ญ๐ซ๐๐ฌ๐๐จ๐ซ๐ฆ๐๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ ๐ฅ๐จ๐ ๐ข๐ฌ๐ญ๐ข๐๐ ๐๐๐ฅ ๐๐๐๐ข๐ญ๐๐ซ๐ซ๐๐ง๐๐จ ๐ซ๐จ๐ฆ๐๐ง๐จ
La realizzazione del Portus di Claudio e del successivo porto di Traiano costituisce una delle piรน monumentali e lungimiranti operazioni infrastrutturali dell’antichitร romana, per la dimensione tecnica e ingegneristica e anche per le implicazioni economiche e strategiche connesse all’approvvigionamento dell’Urbe. Tali opere nacquero dalla constatazione della crescente inadeguatezza del porto fluviale di Ostia, che, sebbene centrale per secoli nella gestione del traffico commerciale, non era piรน in grado di sostenere l'espansione imperiale nรฉ di garantire la stabilitร dell'annona.
Il porto di Ostia, collocato alla foce del Tevere, era stato originariamente concepito come approdo fluviale ed emporio per lo smistamento delle merci dirette a Roma. Sebbene la sua funzione restasse fondamentale fino al I secolo d.C., presentava tuttavia limiti strutturali sempre piรน evidenti. La difficoltร di accesso per le navi di grosso tonnellaggio, dovuta all’insabbiamento progressivo del tratto terminale del fiume, e l’assenza di un bacino protetto che consentisse l’attracco in condizioni meteorologiche avverse, rendevano il porto inefficiente e potenzialmente rischioso. A ciรฒ si aggiungeva la crescente congestione del traffico commerciale, derivata dall’incremento delle importazioni indispensabili alla capitale, in particolare grano, olio e vino. Come osserva Rickman (Roman Ports, 1991), Ostia appariva inadatta a soddisfare le esigenze di una cittร in continua espansione, che dipendeva ormai totalmente dalle sue vie marittime per la sopravvivenza quotidiana.
ร in questo contesto che si colloca la decisione di Claudio, attorno al 42 d.C., di costruire un nuovo porto direttamente sul litorale tirrenico, a nord di Ostia. Il Portus Claudii fu concepito come un’opera di grande impatto simbolico e funzionale. Si trattava di un bacino artificiale protetto da due moli monumentali che si estendevano nel mare e da un’isola artificiale centrale sormontata da un faro, modellato – secondo Cassio Dione (Historia Romana, LX, 11) – sull’esempio del celebre Pharos di Alessandria. L’ingegneria impiegata per la costruzione, che prevedeva l’uso massiccio di opus caementicium per le strutture sommerse e l’adozione di tecniche avanzate di carpenteria navale per le casseforme lignee, testimonia la complessitร e l’ambizione del progetto. Tuttavia, come evidenzia Testaguzza (Portus: Il Porto di Roma Antica, 1970), il porto claudiano, sebbene migliorasse notevolmente la capacitร di accoglienza, presentava ancora criticitร significative: il bacino risultava vulnerabile alle mareggiate e il problema dell’insabbiamento non fu definitivamente risolto.
Fu l’imperatore Traiano a perfezionare l’intero sistema portuale, introducendo soluzioni innovative che trasformarono l’area del Portus in un complesso organico ed efficiente. Tra il 100 e il 112 d.C., sotto la direzione dell’architetto Apollodoro di Damasco, venne realizzato un nuovo bacino portuale interno, di forma esagonale, con lati rettilinei che facilitavano l’attracco e le manovre navali. Questo bacino, perfettamente geometrico e ben protetto, rappresentava una soluzione ingegneristica inedita, come sottolineato da Meiggs nel suo fondamentale Roman Ostia (1973). Il porto di Traiano era collegato al porto claudiano e al Tevere mediante un sistema di canali artificiali, come la Fossa Traiana, che ne garantivano la comunicazione fluviale e lo svuotamento idraulico. Le strutture di magazzinaggio e le vie di distribuzione erano organizzate in modo razionale, e l’intera area portuale era suddivisa in settori funzionali per la gestione delle merci e per il controllo doganale.
A differenza del porto claudiano, ancora soggetto all’instabilitร marina, il bacino di Traiano garantiva una sicurezza superiore per le navi e permetteva una migliore organizzazione logistica a terra. Il nuovo porto divenne il fulcro dell’attivitร commerciale romana: era in grado di accogliere un volume straordinario di merci provenienti dalle province orientali e africane dell’Impero e rappresentava un nodo centrale nella catena di approvvigionamento della capitale. L’efficienza del sistema era tale da garantire una riduzione significativa dei rischi di carestia e una maggiore prevedibilitร dei tempi di distribuzione, in un contesto urbano che superava ormai il milione di abitanti.
Dal punto di vista comparativo, il passaggio da Ostia al Portus claudio-traianeo segna una trasformazione profonda del concetto stesso di porto. Non si tratta piรน di un semplice punto di attracco fluviale, ma di un sistema integrato, capace di connettere mare, fiume e hinterland urbano in una rete logistica coerente. In questo senso, il Portus puรฒ essere considerato la piรน alta espressione della razionalitร ingegneristica romana applicata alla logistica commerciale. Come ha osservato Jean-Pierre Adam (L’architecture militaire romaine, 1982), l'opera traianea si configura come una delle realizzazioni piรน complesse dell'ingegneria antica, non solo per la perfezione tecnica, ma anche per la capacitร di visione sistemica che essa dimostra.
Bibliografia essenziale
-
Frontoni, Riccardo. Portus. Studio sul cosiddetto portico di Claudio. Foligno: Il Formichiere, 2023.
-
Testaguzza, Italo. Portus. Il Porto di Roma Antica. Roma: De Luca, 1970.Meiggs, Russell. Roman Ostia. 2ยช ed. Oxford: Clarendon Press, 1973.
-
Rickman, Geoffrey. Roman Granaries and Store Buildings. Cambridge: Cambridge University Press, 1971.
-
Keay, Simon – Paroli, Luciana (a cura di). Portus. Roma, Porto di Traiano. Archeologia di un paesaggio portuale. Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2011.
Cassio Dione. Historia Romana, libro LX.
Commenti
Posta un commento